Discussione:
Quando è iniziato e finito il medioevo?
(troppo vecchio per rispondere)
Arduino
2010-12-19 11:14:00 UTC
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476-1492 mi risponderebbero anche i ragazzi di quarta elementare (almeno
quelli di una volta) Ma io vorrei porre la domanda in modo più
"difficile" Quando ha iniziato a cominciare, e quando sono finiti i suoi
ultimi strascichi:
Per non essere banale pongo due date: 14-1958 (Naturalmente mi riferisco
all'ambito italiano)
Roma, ebbe il suo massimo splendore con Augusto, poi fu lento degrado.
L'anno cento era più decadente dell'anno Zero, il duecento del cento, il
trecento... Forse, e sottolineo forse, unica eccezione fu l'ottocento.
Infine il mille (anzi il 950) fa da spartiacque, da poco prima del mille
inizia una lenta ripresa (Faccio un piccolo esempio, di quasi tutti i
paesi, i primi documenti che ne attestano l'esistenza risalgono al
periodo 950-1000, (magari anche per un semplicissimo: "Testimonio:
Rogerio fu Astolfo, di Cecilianus")Dopodiché si ha un costante
progresso, ogni secolo era più progredito del precedente (Con un
impantanamento dal 1500 al 1700) ma molte caratteristiche della società
non mutavano: la maggioranza della popolazione era contadina, arava coi
buoi, mieteva con la falce, accorreva devota a rendere omaggio al
vescovo, o al "Papa Re" Anche quando fu terminato il suo regno. Ultimo
spartiacque fu il 1958 dell'inizio del miracolo economico. Nel 1958 rara
una famiglia che avesse l'automobile, nel 1968 raro un diciottenne che
non acquistasse subito l'automobile. nel 1951 mio padre mieté il grano
con la falce, dal cinquantadue al sessanta con la mietitrice, nel
sessantuno con la mietitrebbia. Sempre nel cinquantotto, ascese al
soglio pontificio il primo Papa che potremmo definire dell'era moderna.
Ad'I
R***@libero.it
2010-12-20 17:32:41 UTC
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In effetti, Gioacchino Volpe, nel sul bellissima opera "Il Medio Evo" (terza
opera pubblicata negli anni '60, per i tipi della Biblioteca Sansoni), pone
come inizio del M.E., il sorgere dell'economia curtense (circa III Secolo
d.C.) e come punto di arrivo, la Guerra dei Trenta Anni e la seguente pace
di Westfalia(1648), che, accettando lo status quo, in materia di divisione
religiosa dell'Europa, segna la fine di ogni residua /illusione possibilità
di tenere insieme la res publica cristiana.
Post by Arduino
476-1492 mi risponderebbero anche i ragazzi di quarta elementare (almeno
quelli di una volta) Ma io vorrei porre la domanda in modo più "difficile"
Quando ha iniziato a cominciare, e quando sono finiti i suoi ultimi
Per non essere banale pongo due date: 14-1958 (Naturalmente mi riferisco
all'ambito italiano)
Arduino
2010-12-20 18:15:27 UTC
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Post by R***@libero.it
In effetti, Gioacchino Volpe, nel sul bellissima opera "Il Medio Evo" (terza
opera pubblicata negli anni '60, per i tipi della Biblioteca Sansoni), pone
come inizio del M.E., il sorgere dell'economia curtense (circa III Secolo
d.C.) e come punto di arrivo, la Guerra dei Trenta Anni e la seguente pace
di Westfalia(1648), che, accettando lo status quo, in materia di divisione
religiosa dell'Europa, segna la fine di ogni residua /illusione possibilità
di tenere insieme la res publica cristiana.
Mi trovo pienamente d'accordo con questa impostazione. Non avevo posto
date intermedie per non chiudere gli ulteriori apporti, ma, appunto
partendo dal declino che inizia con il dopo Augusto, quando nel terzo
secolo le campagne si chiudono in feudi ((anche se li chiamavano ville)
Diocleziano istituisce di fato la servitù della gleba, sorgono mura
attorno alle città e castelli e valli nelle campagne, il medioevo è
iniziato. La pace di Wesfalia, segna appunto, dal lato opposto la fine
dell'idea universalista medioevale. Poi l'illuminismo cancella negli
strati colti della popolazione il pensiero medioevale, fimo
all'irrompere della civiltà moderna, che potremmo, aggiungendo una data,
datare dal 1968. (In sostanza io ritengo che il modo di pensare di un
contadino nel 1960 fosse più vicino a quello di un contadino dell'anno
mille che di un suo nipote adesso.
Ciao
Ad'I
R***@libero.it
2011-01-29 22:52:36 UTC
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"Arduino" <***@nomail.it> ha scritto
In sostanza io ritengo che il modo di pensare di un
Post by Arduino
contadino nel 1960 fosse più vicino a quello di un contadino dell'anno
mille che di un suo nipote adesso.
Ciao
Ad'I
Condivido. Ed aggiungo che, è dagli anni '80, che penso di scrivere un breve
testo sulla decadenza ecologico-morale (che ha portato con sè anche quella
economica) delle campagne. L'agricoltura, che da settore primario (i
contadini degli anni '50-nei '60 già era cambiato qualche cosa- facevano un
punto d'onore e d'orgoglio, oltre che garanzia di freschezza, genuinità e
forse risparmio, ma quest'ultimo punto, tirando le somme, era più apparente
che altro, che le porzioni del loro vitto che erano comprate fuori
dall'azienda, dovevano essere il meno possibile), è diventata una pura e
semplice branca dell'industria chimica e, le campagne, da ultima
frontiera/rifugio dei galantuomini, a terreno di conquista di gente di pochi
scrupoli. Non per caso, pensatori che non si limitano alla critica
qualunquistico-brontolona, ma che propongono delle terapie per risanare la
società, come i francesi Luois Salleron e Gustave Thibon, parlano di
"Ritorno al REALE". Ritorno che passa necessariamente attraverso il
recupero, nel campo ideale, del sano realismo della cultura tomistica, e,
nel campo più immediatamente concreto, della campagna. Recupero che non vuol
dire necessariamente una pura e semplice riconversione *TOTALE* al
biologico, ma che, per dirne una, passa attraverso una limitazione delle
monoculture. Ma queste sono altre storie.
Arduino
2011-03-12 21:00:32 UTC
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Post by R***@libero.it
Condivido. Ed aggiungo che, è dagli anni '80, che penso di scrivere un breve
testo sulla decadenza ecologico-morale (che ha portato con sè anche quella
economica) delle campagne. L'agricoltura, che da settore primario (i
contadini degli anni '50-nei '60 già era cambiato qualche cosa- facevano un
punto d'onore e d'orgoglio, oltre che garanzia di freschezza, genuinità e
forse risparmio, ma quest'ultimo punto, tirando le somme, era più apparente
che altro, che le porzioni del loro vitto che erano comprate fuori
dall'azienda, dovevano essere il meno possibile), è diventata una pura e
semplice branca dell'industria chimica e, le campagne, da ultima
frontiera/rifugio dei galantuomini, a terreno di conquista di gente di pochi
scrupoli. Non per caso, pensatori che non si limitano alla critica
qualunquistico-brontolona, ma che propongono delle terapie per risanare la
società, come i francesi Luois Salleron e Gustave Thibon, parlano di
"Ritorno al REALE". Ritorno che passa necessariamente attraverso il
recupero, nel campo ideale, del sano realismo della cultura tomistica, e,
nel campo più immediatamente concreto, della campagna. Recupero che non vuol
dire necessariamente una pura e semplice riconversione *TOTALE* al
biologico, ma che, per dirne una, passa attraverso una limitazione delle
monoculture. Ma queste sono altre storie.
Interessantissimo il quadro che esponi, ma andiamo per ordine: In
teoria, anche adesso, un piccolo contadino potrebbe vivere
dignitosamente del suo: Il grano adesso tocca medie di sessanta quintali
all'ettaro (un quadrato di cento per cento metri, per i non pratici di
terreni) il mais un centinaio. Col foraggio di due ettari di terreno a
riposo, si potrebbero allevare tre mucche ed i loro vitelli fino ad un
anno, perciò seimila litri di latte e sette od otto quintali di carne.
Scambiando prodotti con altri agricoltori che abbiano altre colture, o
residenti in altre zone climatiche, questo agricoltore potrebbe avere
olio, lana, vino, frutte.
La sua grande difficoltà, quella che in pratica ha ucciso i piccoli
agricoltori degli anni sessanta, verrebbe dai prodotti estra-agricoli.
Magari, acquistando al mercato jeans da dieci euro, e camicie dello
stesso prezzo, per il vestiario senza scialacquare, se la potrebbe
cavare. Però già un automobile sarebbe molto al di sopra della sua
portata, non sarebbe nelle sue possibilità una protesi dentale, magari
con un televisore ce la farebbe, ma non ci sarebbe da allargarsi.
Ecco pertanto la necessità di allargarsi un po', ma non potendo
costruirsi braccia d'acciaio, avrà bisogno perlomeno di una
motofalciatrice. potrebbe farsi arare il campo da terzi, ma se poi
facesse anche erpicare, seminare, e mietitrebbiare il grano, avrebbe una
piccola perdita anziché un guadagno. Allora gli servirà anche un
trattore per almeno compiere le prime due operazioni. In seconda mano
gli costerà poco, ma dovrà avere i liquidi, col prestito agevolato
statale avrà una ventina di anni di rate.
Però, sarà ancora piccolo, avrà bisogno di voltafieno, di autocaricanti,
di mungitrici, ad un certo punto converrà acquistare la
mietitrebbiatrice. Ma nel frattempo, essendo divenuto più grande, il
piccolo trattore che tirava un solo aratro non basterà più, ce ne vorrà
uno più groso col doppio aratro, per poi passare a tre e a quattro.
Un simile processo, si può svolgere solo con la soppressione di
centinaia di migliaia, di milioni di aziende agricole. Sulla terra alla
fine resteranno solo imprenditori agricoli, magari vecchi contadini o
figli di contadini, ma che del vecchio mondo contadino ricorderanno ben
poco, al posto dell'antica saggezza ci saranno diserbanti,
anticrittogamici, concimi chimici, i prati saranno un deserto agricolo.
Certo, qualche passo indietro condivido che sarebbe auspicabile, anche
perché i concimi si fanno con beni esauribili, come il carbone ed il
petrolio, i diserbanti con... Ed l'uso di questi mezzi, inquina,
impoverisce la terra. Impoverisce le anime.
Ciao
Ad'I

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